Simone Sistarelli, ballerino e coreografo italiano, dal 2015 trasforma i pazienti colpiti dal Parkinson in appassionati studenti di danza Popping.
Il suo prodotto si chiama Popping For Parkinson's ed è il primo ed unico progetto che offre lezioni di danza a persone colpite da questa terribile malattia.
Tutte le lezioni di Popping For Parkinson's sono gratuite per i partecipanti perché non è pensabile, nell’idea di Simone, lucrare sulla disabilità.
Una vera chiamata all’azione. “Dare più di ciò che hai è impossibile. Dare meno è inaccettabile”
Inizia con queste parole uno dei tanti post di Simone Sistarelli pubblicato sulla sua pagina Instagram.
La citazione non è una delle tante frasi da scrollare in pausa pranzo fra una foto di un tramonto con spritz e due gattini che si baciano; non è una di quelle micro “pillole” stimolanti che vogliono indurti a uscire dal tunnel della pigrizia cronica e pungolarti a produrre come uno stercorario della Val di Chiana.
Chi, come me, segue il lavoro di Simone, riconosce subito la luce che filtra da queste semplici parole, l’energia e la forza che racchiudono.
Simone Sistarelli dall’Italia si trasferisce a Londra per realizzare i suoi sogni: studiare danza, ballare e coreografare. Dalla sua enorme passione nasce un progetto innovativo, unico al mondo: “Popping For Parkinson's”.
Dal 2015, Simone offre lezioni gratuite di danza alle persone che soffrono di questa grave malattia degenerativa.
L’iniziativa di Simone rappresenta una rivoluzione nel modo di intendere e di vivere la disabilità: durante le sue fantastiche classi, le persone colpite dal Parkinson vengono invitate ad uscire dalla loro condizione di “malati” per indossare le semplici vesti di “studenti” di danza.
Una dolce scoperta: Simone
Mi imbatto in un video di Simone per caso, navigando sul web, mentre scorro i video dei miei ballerini preferiti. All’improvviso, appare sullo schermo un gruppo di persone “grandi” che si muovono all’unisono, seguendo il ritmo di una musica hip hop. Simone è al centro del gruppo, guida la coreografia con grande energia e non smette di sorridere. Sotto al video trovo scritte le sue parole:
“Immagina di avere il Parkinson. Immagina di perdere giorno dopo giorno il controllo sulla tua vita. Immagina di non riuscire più a fare semplici azioni quotidiane, perdendo autostima, energia e felicità”.
Chi mi conosce da tempo sa cosa significhi per me la parola “Parkinson”.
Non devo immaginare il Parkinson, o immaginare le terribili conseguenze che questa malattia porta con sé. Mi basta pensare a mio padre.
L’ho perso troppo presto a causa di questa malattia spaventosa e ho vissuto accanto a lui diciotto lunghissimi anni, durante i quali l’ho visto sempre lottare a testa alta, con forza, ottimismo e tanta, tanta autoironia.
Al tempo, non esistevano progetti di questo tipo. Non so se gli sarebbe piaciuta l’idea di ballare insieme a me, forse mi avrebbe guardato con il suo solito mezzo sorrisetto beffardo, che in codice voleva dire solo due parole: "Ah Sabrì….!”
Però io un’oretta di sala insieme a lui l’avrei trascorsa volentieri ad improvvisare passi e, sono certa ... lo avrei visto ridere.
Oggi mio papà non c’è più.
Dieci milioni di persone al mondo continuano ad essere affette dal morbo di Parkinson.
Vorrei che il progetto di Simone arrivasse a bussare a tutte quelle dieci milioni di porte.
Come nasce Popping for Parkinson's
“Non sarebbe fantastico se potessimo usare i sintomi del Parkinson come punto di partenza e non come un peso distruttivo? Non sarebbe fantastico? Questa attività esiste e si chiama Popping For Parkinson's” Simone Sistarelli
Un giorno, osservando un signore malato, Simone ha un’intuizione: le contrazioni muscolari che caratterizzano il Parkinson sono molto simili a quelle che si eseguono volontariamente nella pratica del Popping, un nuovo stile di danza che prende vita dall’Hip hop.
Alla base di questo stile, c’è un particolare allenamento della contrazione e del rilascio dei muscoli, meccanismo con il quale chi è malato di Parkinson già convive da tempo.
Simone immagina che attraverso la musica e la danza, le persone malate possano trovare il modo per combattere i sintomi della malattia, tra i quali la compromissione del movimento.
Da quel giorno, Simone prende informazioni, approfondisce e, con la benedizione e l’incoraggiamento dei medici, da vita ad un progetto nuovo e rivoluzionario a cui da nome “Popping For Parkinson's”.
Seguendo la sua idea il sintomo, visto e trattato sempre e solo come un limite, viene invece trasformato in un’espressione artistica positiva.
Da quel lontano 2015, è passata tanta acqua sotto ai ponti e da Londra l’entusiasmo per questo nuovo tipo di percorso si è diffusa in tutta l’Europa, toccando molte città in varie tappe, comprese le nostre amate Torino, Milano, Bergamo e Firenze.
E’tanto l’interesse mostrato verso questo tipo di attività, non ci sono ancora studi scientifici a riguardo, ma il beneficio che ricevono le persone che partecipano alle classi è visibile ad occhio nudo e viene confermato dai tanti commenti positivi che gli allievi forniscono spontaneamente, dopo aver provato la singolare “terapia”.
Simone sintetizza cosi il suo pensiero: “ Popping For Parkinson's offre a tutti quelli che si avvicinano la possibilità di esprimersi attraverso una delle forme artistiche più elevate, la danza, e regala delle ottime occasioni per divertirsi tutti insieme".
La “Missione” di Popping For Parkinson's
Simone si propone di apportare un cambiamento positivo nel modo di intendere e di vivere la malattia ed il progetto a cui da vita si ispira a dei valori umani molto profondi. In linea con i principi della cultura Hip Hop, la missione di Popping For Parkinson's si fonda su quattro elementi:
- Togliere l’etichetta alla disabilità. Con il movimento, con la danza, con il popping si cambia il concetto di malattia.
- Scegliere la propria identità: non sono le situazioni a definire la persona e neanche le circostanze. Tutti quelli che aderiscono al progetto sono studenti, ballerini, persone che si muovono.
- Non guadagnare sulla disabilità. Tutte le classi di danza sono gratuite per i partecipanti
- Migliorare se stessi attraverso il duro lavoro, certi di poter contare sempre sull’aiuto ed il sostegno della propria “crew”.
Il valore di Popping for Parkinson's
Quando ricevi una diagnosi di Parkinson, non è solo il tuo corpo a ricevere un triste verdetto. Da quel momento sai che sarai destinato ad affrontare mille ostacoli, diventi improvvisamente consapevole del fatto che non avrai mai la vecchiaia felice che avevi in mente fino a quel momento.
La tua anima si intristisce già prima che il corpo ne risenta.
Quando ricevi una diagnosi di Parkinson, non la ricevi da solo.
Tutta la tua famiglia la riceve con te.
Le preoccupazioni aumentano, le tensioni si avvertono di più, i rapporti, lentamente, ne risentono.
Anche gli amici più cari, che all’inizio fanno a gara per dare una mano e per tirarti su il morale, alla lunga pian piano scompaiono arrendendosi alle difficoltà che la malattia crea. Le medicine stesse, tanto utili per stare meglio fisicamente, possono indurre degli stati depressivi e isolare ancora di più la persona colta dalla malattia.
In questo triste scenario arriva, come un caldo raggio di sole, il progetto di Simone.
Il punto di vista della psicologia positiva. La danza: una cura nella cura
“E se esistesse una cura non farmacologica per aiutare a vivere meglio la malattia?”
Di nuovo le parole di Simone mi accarezzano:
“Non sarebbe fantastico se ci fosse un'attività che ti ridoni la gioia di vivere, che ti faccia sentire di nuovo vivo, che ti faccia esprimere al meglio? Non sarebbe bello?”
Rimango un attimo di sale leggendo queste parole.
Non sarebbe bello, sarebbe … super! E non solo per i malati di Parkinson, se vogliamo dirla tutta!
Ballare non è solo un’attività istintiva e naturale, fonte di gioia e divertimento: essa è un’attività utile a tante funzioni umane importanti.
I principali benefici a livello fisico, psicologico e delle relazioni toccano vari livelli:
- Su un piano puramente fisiologico, il movimento alza naturalmente la produzione della serotonina e stimola il rilascio delle preziose endorfine, le stesse sostanze che vengono prodotte quando siamo accarezzati e coccolati o quando mangiamo qualcosa che ci piace. Il nostro benessere aumenta grazie alla presenza di queste sostanze ed il tono dell’umore si alza.
- Sempre a livello fisico, il movimento aiuta a restare in forma e a mantenere una postura corretta, potenziando il tono muscolare e allenando il senso dell’equilibrio.
- Sul piano mentale, la lezione riconnette anima e corpo: durante il riscaldamento ci si concentra sull’”intenzione” e si lascia fuori dalla sala tutto lo stress della vita quotidiana. Il mondo fuori viene per un attimo dimenticato e la persona ha la possibilità di immergersi totalmente nel “qui e ora”, apprezzando la bellezza dell’attimo presente.
- A livello neuropsicologico, il ballo è molto utile. La mente viene stimolata e allenata attraverso i movimenti della coreografia, la capacità di concentrarsi e di memorizzare vengono attivate al massimo.
- Sul piano delle relazioni, avere l’appuntamento con la lezione stimola la voglia di uscire, di fare programmi, e aiuta a socializzare con persone che vivono le stesse difficoltà. La solitudine è, per i malati, un elemento spesso più grave della malattia stessa. L’uomo è un essere sociale, privarsi degli stimoli mentali e dei rifornimenti affettivi che provengono dalle relazioni amicali, è un fattore di rischio potente per lo sviluppo di stati depressivi.
- Sul piano psicologico ballare nutre l’amor proprio e l’autostima, aiutando le persone colpite dalla malattia a poter abbandonare per qualche ora le proprie “vesti”di disabile e poter tornare ad essere semplicemente “uomini” e “donne”, individui che hanno voglia di uscire, riunirsi e divertirsi grazie alla passione comune per la musica e per la danza.
Conclusioni
La mia stima ed il mio affetto vanno a questo coreografo, una persona che ha saputo dar corpo ad un proprio sogno aiutando tantissime persone.
Ringrazio ancora Simone per questa fantastica idea e per averla saputa realizzare con intuizione, determinazione e coraggio. Colgo l’occasione per ricordare che il progetto ha ancora bisogno di essere conosciuto e sostenuto affinché le persone malate possano beneficiarne a pieno, gratuitamente, in tutte le nostre città. https://www.poppingforparkinsons.com/workshops.html